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Innovation Management

Come progettare un Sistema di Gestione per la qualità ISO 9001 efficace

L’approccio classico alla ISO 9001 che vediamo applicato da sempre è quello di seguire pedissequamente i punti della norma.

Ne derivano molto spesso Sistemi Qualità di difficile comprensione, scritti più per soddisfare le esigenze di un audit di certificazione che per esigenze organizzative interne all’azienda.

Se poi ci affianchiamo la necessità di gestire i tanti requisiti di norma, che richiedono di tenere sotto controllo cose che non sono mai state tenute sotto controllo, utilizzando fogli excel, documenti word, cartelle condivise, email… Il risultato che si ottiene è che il sistema qualità diventa una sovrastruttura burocratica di difficile applicazione.

Se stai pensando di certificarti ISO 9001 abbiamo appena descritto il rischio più grande che stai per correre.
Se invece hai già un sistema certificato in azienda è molto probabile che tu sappia molto bene quello di cui stiamo parlando.

Vuoi capire come evitare o rimediare a questo errore? Trasforma il tuo Sistema di Gestione in un potente strumento a supporto del tuo business.

 

Cos’è la norma ISO 9001

Partiamo da un concetto fondamentale: la Norma ISO 9001 è un insieme di requisiti che possono trovare risposta in infiniti modi ed è questo che rende la norma così universale da poter essere applicata a qualsiasi Organizzazione, di qualsiasi dimensione e settore.

E’ molto importante comprendere come calarla all’interno della propria Azienda per non correre il rischio di ritrovarsi un vestito troppo stretto o troppo largo.

Se il sistema lo stai progettando da zero il primo passo da fare è una “analisi iniziale” per comprendere quale sia il punto di partenza: la definizione dei ruoli nei processi, gli strumenti a supporto delle attività o anche solo, banalmente, la modulistica utilizzata in azienda.

Se il sistema è già esistente da tempo è importante valutarne lo stato di aggiornamento: quali procedure sono effettivamente utilizzate ed aggiornate e quali vengono sistematicamente disattese (anche se sappiamo bene che dagli audit che non risulterà mai!) e perché vengono disattese.

L’obiettivo è quello di mappare i reali bisogni dell’organizzazione in relazione alle necessità di rispettare i requisiti previsti dagli standard ISO.

A questo punto occorre fare una distinzione importante.

 

Processi gestionali e processi organizzativi

Qualsiasi organizzazione, per sopravvivere, attua uno o più processi.
Ci riferiamo a tutte quelle azioni coordinate fra loro che trasformano un input (che in una azienda di produzione è facilmente identificabile con una materia prima) con un output, ovvero il prodotto o il servizio che viene venduto al cliente).

Questi processi li definiamo gestionali. Qui la norma non entra nel merito di quello che i tuoi processi realizzano, bensì di come li attui per garantire il soddisfacimento degli obiettivi per cui applichi la norma stessa. Nel caso di un Sistema Qualità questo è “fornire con regolarità” e “accrescere la soddisfazione del cliente”.

Il segreto quindi è quello di descrivere il processo ed assicurarsi che tutti i requisiti richiesti  siano correttamente gestiti.

Se hai in azienda un buon software gestionale, spesso hai già una risposta strutturata e organizzata a molti di questi requisiti.

Fatto questo hai definito la parte più importante di un Sistema di Gestione. 

Ma non è tutto. 

Il problema per tantissime aziende risiede in tutte quelle richieste di norma che riguardano gli aspetti più organizzativi del sistema, che vanno dalla tenuta dei documenti alla formazione, dalla gestione dei processi di miglioramento alla valutazione dei fornitori.  

E’ qui che molte aziende si incartano. Tradizionalmente infatti questi requisiti portano ad introdurre processi, moduli e modulini che non fanno parte del business e per i quali mancano gli strumenti.

 

Il vantaggio di strumenti specializzati

Strumenti come Digitaliso sono di grande aiuto proprio su questo fronte. 

Attraverso questo tipo di soluzioni, infatti, il processo è completamente digitalizzato e si integra perfettamente con l’operatività richiesta.

Se stai sviluppando un sistema Qualità, con Digitaliso trovi già pronti all’uso tutti gli strumenti da mettere in pratica.

Se hai un sistema già certificato e la tua analisi iniziale ha evidenziato delle carenze nell’applicazione delle procedure, è molto probabile che si tratti proprio di questi processi di natura organizzativa che non quelli gestionali.

La notizia è che puoi snellire il tuo Sistema in modo importante eliminando documentazione non più necessaria. 

Una volta che hai definito i tuoi processi gestionali e organizzativi è necessario realizzare un ciclo di Audit Interni con l’ausilio di una figura dotata di adeguate competenze. Questa potrà confermare la bontà del Sistema ed eventualmente suggerirti ulteriori messe a punto.

L’ultimo passo è sempre quello di attuare un Riesame della Direzione attraverso il quale analizzare i dati raccolti, tirare le somme e decidere cosa possa o debba essere migliorato.

Cos’è l’Innovazione: differenza tra Invenzione e Innovazione per il Successo Aziendale

Che cos’è l’innovazione? E qual è la differenza tra invenzione e innovazione, e tra un inventore e un innovatore? Oggi vogliamo parlarvi di uno dei fattori di successo di un’azienda e cosa significa adottare un approccio di innovation management nei tuoi Sistemi di Gestione.

Definizioni di Innovazione

In letteratura esistono molte definizioni di innovazione. Nei secoli, filosofi, economisti e aziendalisti hanno offerto diversi punti di vista. Tra tutte, quella che preferiamo è quella introdotta nella norma UNI 11814:

INNOVAZIONE è un’entità nuova o modificata che realizza o redistribuisce valore.

L’innovazione è quindi un cambiamento che genera valore. Questo aspetto è spesso sottovalutato dalle aziende, che tendono a pensare che l’innovazione debba necessariamente cambiare le sorti del mondo. In realtà, l'innovazione deve essere di aiuto per il proprio business.

Tipologie di Innovazione

Esistono diverse tipologie di innovazione e vari modi per attuarla. La norma UNI 11814 ne individua quattro principali:

  1. Innovazione di Sostegno: Crea un beneficio incrementale. I Sistemi di Gestione a norme ISO sono strumenti diffusi per attuare il miglioramento continuo. Ogni azione correttiva o di miglioramento per raggiungere un nuovo obiettivo rappresenta un'innovazione, spesso di processo o di prodotto, finalizzata a generare valore.

  2. Innovazione Radicale: Introduce nuovi paradigmi, spesso derivanti da nuove tecnologie, che portano a benefici significativi.

  3. Innovazione di Rottura: Vere e proprie rivoluzioni che cambiano le regole del gioco in modo discontinuo, come l'avvento dello smartphone.

  4. Innovazione Dirompente: Intercetta e crea nuovi mercati, con una “strategia oceano blu”, capace di spazzare via competitor e interi settori, come è successo con Netflix e Blockbuster.

Anche se le innovazioni radicali, di rottura e dirompenti sembrano distanti dal mondo della standardizzazione ISO, i sistemi di gestione contengono strumenti per cogliere queste tipologie di innovazione. Ci riferiamo al Risk Based Thinking e al Risk Management, interpretati in maniera olistica nell’innovation management con un approccio multidisciplinare che nella norma ISO 9004, parte della famiglia ISO 9000, si concentra sul successo durevole piuttosto che sulla semplice soddisfazione del cliente.

Innovazione: Idee, Competenze, Cambiamento e Valore

Per fare innovazione servono idee, competenze, cambiamento e... valore. Ciò che rappresenta innovazione per la tua azienda potrebbe essere un processo consolidato per un'altra, magari un tuo competitor. Solo un’invenzione che genera valore può essere definita innovazione.

Un’innovazione d’altro canto non nasce necessariamente da un’invenzione.

Introdurre metodologie o tecnologie esistenti in grado di aumentare il valore generato a livello di prodotto, processo, organizzazione, marketing o modello di business è innovazione. Quando il cambiamento genera maggiori ricavi, minori costi o un aumento degli effetti positivi sulle parti interessate, questo significa innovare.

Per un’azienda, innovare è fondamentale: significa rafforzare o creare nuovi fattori critici di successo. Se sei un professionista che si occupa di consulenza, soprattutto in ambito di sistemi di gestione, il tuo lavoro dovrebbe essere portare innovazione in azienda, non gestire la burocrazia di un Sistema di Gestione certificato a norme ISO.

E tu, ti senti innovatore?

Il ruolo della Qualità nei processi di innovazione

Ha ancora senso parlare di Sistemi Qualità e di certificazione ISO 9001 al giorno d’oggi? Tradizionalmente vengono fornite due chiavi di lettura che possiamo prendere in considerazione quando parliamo di Sistemi Qualità.

La prima è quella più conosciuta e più diffusa: la chiave commerciale. Sui mercati internazionali la ISO 9001 rappresenta un biglietto da visita imprescindibile per poter operare. Averla non dà un reale vantaggio competitivo ma non averla significa essere tagliati fuori dalle trattative più interessanti.

Questo comporta un errore molto grande in cui molte aziende incorrono: vedere la certificazione solo come un costo, una tassa, un casello autostradale dove basta pagare per poter andare avanti.

La seconda chiave di lettura è molto interessante: è la chiave organizzativa, che significa utilizzare la norma come guida, come strumento per costruire un sistema di governo, in grado di aiutare a fare impresa, a competere e a vincere le sfide di ogni giorno.

Questa seconda chiave di lettura impone che il concetto di Qualità venga letto nella sua più ampia accezione, e che la norma sia interpretata tenendo presente l’evoluzione che ha fatto: da standard per assicurare la conformità di prodotto a strumento di governo e di misurazioni dei processi.

La chiave organizzativa funziona benissimo per la totalità dei processi gestionali e buona parte dei processi di supporto.

Sulla base della mia esperienza ritengo che sia ampiamente sottovalutata una terza chiave di lettura, che aiuta a comprendere un nuovo significato di miglioramento continuo: il ruolo che la Qualità ha nei processi di innovazione.

Ecco allora 3 concetti per aiutare a capire quale sia questo ruolo e perché sia così importante.

1. Antifragilità
Correva l’anno 2020. Era Marzo. Penso che ciascuno di noi abbia ben in mente il senso di impotenza e di frustrazione, la paura e la preoccupazione. Il desiderio e la speranza che tutto passasse velocemente, la voglia di ritornare indietro, verso la libertà e la spensieratezza. Come si usa dire: “andava meglio quando andava peggio”.
In quel periodo si è iniziato a parlare di “resilienza”, la capacità di ritornare allo stato iniziale a seguito di un evento traumatico o una difficoltà.
Nello stesso periodo sono incappato in un libro con un titolo enigmatico “Il cigno nero” scritto da Nassim Nicholas Taleb, saggista, matematico e filosofo libanese esperto di matematica finanziaria e teoria della probabilità, che mi ha fatto innamorare del concetto di “Antifragilità”.
Cos’è l’antifragilità? Da esperto di Sistemi di Gestione l’ho ridefinita come “il principio del miglioramento continuo applicato al concetto di resilienza”.

L’antifragilità infatti è la caratteristica di un sistema di cambiare e migliorare a fronte di stress esterni al fine di adattarsi. Significa non tornare allo stadio iniziale, bensì evolvere e ritornare in uno stadio migliore del precedente, avendo “imparato” qualcosa dall’evento avverso. Significa cambiamento.

2. La cultura dell’errore
Introduco il secondo punto con un assioma che mi è stato insegnato e ho fatto mio: “Crea le regole, segui le regole, rompi le regole”.

Per capirlo devo citare una seconda lettura interessante “Elogio del fallimento, perché sbagliare fa bene” di Francesca Corrado.
Un vero e proprio tributo alla “cultura dell’errore” ovvero alla capacità di mettere in evidenza gli errori anziché nasconderli.

Un libro che si potrebbe riassumere in due detti tratti dalla saggezza popolare: “sbagliando s’impara” e “errare è umano, perseverare è diabolico”.
Gli americani dicono: “Sbaglia in fretta, sbaglia spesso”.
Io preferisco la citazione: “l’ottimo è nemico del bene”.

Il principio di fondo è molto semplice: per poter migliorare è fondamentale avere la libertà di sbagliare. Temere l’errore significa temere il cambiamento, non osare mai, e quindi precludersi l’opportunità di migliorare. Nascondere gli errori significa continuare a sbagliare.
Metterli in evidenza significa imparare.

Non è a caso che negli standard ISO il ruolo della “Non Conformità” è centrale quando si parla di miglioramento continuo: affinché l’errore da patrimonio personale diventi un patrimonio aziendale e un organismo complesso come un’azienda costituita da centinaia di persone, migliori le proprie prestazioni e la capacità di competere sul mercato, bene, è fondamentale che l’errore venga tracciato, scritto, analizzato e condiviso.

Per farlo però è fondamentale instaurare una cultura dell’errore, in grado di premiare chi mette in evidenza l’errore che porta ad un miglioramento, anziché sul punire chi sbaglia.

3. Gestione dell’innovazione
Il terzo e ultimo punto che voglio toccare è fortemente correlato ai primi due: la gestione dell’innovazione. Continuando con le citazioni possiamo dire che “Chi si ferma è perduto”.

Innovare significa differenziarsi sul mercato, recuperare efficienza e quindi tempo e costi. Significa aumentare la marginalità e di conseguenza la competitività dell’organizzazione.

Ricapitolando: l’antifragilità è la capacità di migliorare a seguito di un problema, la cultura dell’errore è la fonte della conoscenza che porta al miglioramento. Antifragilità e cultura dell’errore rappresentano quindi le precondizioni per attuare il miglioramento.

Ma che cos’è il miglioramento? Il miglioramento è “il conferimento o l’acquisizione di una modificazione vantaggiosa o favorevole”.

Dove nasce? A fronte di uno stimolo (non conformità) il miglioramento implica la capacità di individuare nuove soluzioni, la capacità di innovare.
Il Sistema Qualità è in grado di contribuire all’innovazione attraverso l’approccio del miglioramento continuo.

Sistema Qualità, oggi significa:
– Applicare il concetto di antifragilità per non tornare allo stadio iniziale, bensì imparare le lezioni che arrivano ogni giorno;
– Disporre di strumenti utili per creare una cultura dell’errore e gestirne i benefici
– Implementare un approccio di innovation management in ambito organizzativo.

Tre buoni motivi per investire nella Qualità, non trovi?

Innovare e digitalizzare: perché è importante

E’ notizia di questi giorni che il mercato del lavoro in Italia è in salute come non lo era da molto tempo. L’occupazione è risalita e pure quella relativa ai giovani under 35 ha il segno positivo (fonte ISTAT Gennaio 2025).

Eppure c’è un dato che ci colpisce. Il livello salariale in Italia è il più basso tra i quattro grandi dell’UE e al di sotto della media Europea (fonte Eurostat).

Come mai questa discrepanza?

Il motivo principale risiede nel fatto che l’Italia è un Paese manifatturiero che si trova spesso a competere nella fascia più bassa del mercato, dove è il prezzo quello che conta. 

In questo contesto, mantenere alta la qualità dei prodotti senza erodere le marginalità è una sfida complessa.

Quando è il prezzo a guidare l'offerta, le aziende possono migliorare le marginalità solo aumentando la produttività o riducendo i costi. Tuttavia, una strategia basata esclusivamente sulla riduzione dei costi, spesso concentrata sulla manodopera, porta inevitabilmente a un contenimento degli stipendi, che rimangono bassi e poco competitivi.

E allora come si può uscire da questa situazione?

Innovare e digitalizzare come soluzione

Una soluzione sostenibile è quella di adottare una strategia di posizionamento che miri a spostarsi verso una fascia di mercato più alta, puntando sull'innovazione, sulla digitalizzazione e sul miglioramento continuo della produttività.

Le politiche europee Industria 4.0 ora Industria 5.0, il PNRR, sono strumenti finanziari messi a disposizione dei Paesi, e delle aziende, per attuare questa trasformazione.

Nonostante tutti gli sforzi profusi negli ultimi anni l'Italia si trova tutt’ora all'ultimo posto tra i grandi Paesi europei nell'indice DESI (Digital Economy and Society Index), che misura il livello di digitalizzazione dell'economia e della società. Questa posizione dipende in particolare dalle carenze nelle competenze digitali e dalla limitata integrazione delle tecnologie digitali nel business.

Ma è proprio nelle sfide più difficili che si trovano le opportunità più grandi. Le imprese italiane hanno davanti agli occhi una chiara via d'uscita: innovare i processi e digitalizzare le attività per migliorare l'efficienza, la produttività e la competitività.

Iniziare il cambiamento con dei piccoli passi

Non è semplice trasformare un intero sistema-paese, ma ogni cambiamento significativo parte da piccoli passi. Ogni imprenditore, manager e lavoratore può contribuire a questa rivoluzione, adottando nuove tecnologie, investendo nella formazione continua e sviluppando una mentalità orientata al miglioramento.

Il futuro si costruisce giorno per giorno, passo dopo passo, con determinazione e visione. L'Italia ha tutte le potenzialità per risalire la classifica dell'innovazione e tornare a essere un punto di riferimento per qualità, efficienza e capacità di adattamento ai cambiamenti del mercato globale. Gli strumentici sono, anche per le PMI.

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Integrare i sistemi di gestione con le tecnologie digitali

Le norme ISO sono cruciali per le piccole e medie imprese in quanto stabiliscono un framework riconosciuto a livello internazionale per il miglioramento continuo e la gestione della qualità. 

La vera sfida di ogni imprenditore, oggi, non è mantenere una certificazione ISO 9001, bensì trarne il massimo beneficio al fine di garantire il successo durevole dell’organizzazione.

In un'era in cui la digitalizzazione sta trasformando ogni aspetto del business, integrare tecnologie avanzate nei sistemi di gestione non è più un'opzione, ma una necessità.

Come queste tecnologie stanno diventando essenziali per rimanere competitivi?

Intelligenza Artificiale

L’intelligenza Artificiale in una piccola e media impresa offre tantissimi campi di applicazione ed è in grado di rivoluzionare la gestione dei processi aziendali portando maggiore efficienza, maggiore precisione e più informazioni.

Tutti aspetti che incidono in modo significativo sulla Qualità. 

Per esempio, uno strumento alla portata di una qualsiasi piccola media azienda come Chat-GPT mette a disposizione della Direzione e dei responsabili un esperto in grado di aiutare a velocizzare la ricerca e l’elaborazione di informazioni in qualsiasi campo.

Oppure, uno strumento appositamente sviluppato come AMMIRA, l’intelligenza artificiale di Digitaliso, è in grado di estrarre dalla tua documentazione tutte le risposte che ti servono basandosi sulle procedure aziendali.

Integrazione orizzontale e verticale dei dati

L’integrazione orizzontale e verticale dei dati offre l’opportunità di semplificare sia i processi operativi che quelli strategici.

A livello operativo l’utilizzo di appropriate tecnologie digitali permette un flusso di dati che evita ridondanze, limitando i rischi di errore e il tempo di esecuzione delle attività.

A livello strategico l’integrazione dei dati permette di alimentare sistemi di business intelligence, ovvero indicatori e cruscotti automatici, in grado di fornire informazioni sullo stato di salute dei vari processi e aiutare a prendere le giuste decisioni.

Anche in una piccola azienda tutto questo è possibile grazie a strumenti come AppSheet e Looker Studio, offerti da Google a costi ridicoli. 

Per esempio in QSA.net li usiamo giornalmente per aiutare i nostri clienti a raccogliere dati in modo semplice ed efficace per poi rielaborarli sotto forma di cruscotti aggiornati in tempo reale.

Cloud Computing

Il cloud Computing è una tecnologia che ha iniziato a diffondersi in Italia nel 2010.

Pur non essendo recentissima è stata a lungo rallentata da falsi miti e dallo scetticismo di chi preferiva avere i dati in azienda (fa niente se privi di backup e a rischio compromissione). Il tempo e le evidenze, insieme con una normativa più stringente in materia di sicurezza e protezione, hanno convinto oggi anche i più scettici.

Moltissime piccole imprese utilizzano soluzioni basate sulla tecnologia cloud, anche se sono ancora in molti a non averne compreso appieno tutte le potenzialità.

Ecco degli esempi:

  • il mondo del SaaS (Software as a Service), che offre soluzioni flessibili e modulari attraverso canoni d’uso in abbonamento, spesso irrisori.

  • il mondo PaaS (Platform as a service) dove altre tecnologie abilitanti come Big Data e Intelligenza Artificiale possono essere utilizzate a consumo.

  • il mondo IaaS (Infrastructure as a Service) che permette a chiunque di disporre di soluzioni tecnologiche di altissimo livello, come datacenter ridondanti con connessione ultraveloce e sistemi di sicurezza altrimenti inavvicinabili.

Tutte queste sono soluzioni in grado di aggiungere valore ai processi della tua azienda a livello di business, organizzativo e di marketing.

Integrare le tecnologie digitali

Migliorando l'efficienza e riducendo gli sprechi, grazie a costi associati al consumo reale, le tecnologie digitali permettono alle PMI di risparmiare risorse significative.

La conformità migliora grazie alla precisione dei dati raccolti e analizzati, permettendo di disporre delle informazioni necessarie per attuare una risposta rapida ai cambiamenti del mercato, diventando un formidabile vantaggio competitivo.

Nonostante i numerosi benefici, l'integrazione delle tecnologie digitali presenta sfide importanti. La prima sfida inizia con la necessità di formare il personale sulle nuove competenze e per questo non basta un partner tecnico che sviluppi software, ma un approccio organizzativo basato sull’uso delle nuove tecnologie.

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Introdurre il cambiamento: metodo e atteggiamento

Come Responsabile Qualità hai un compito molto impegnativo: portare i principi della qualità e far sì che il miglioramento continuo permei l’Organizzazione.

Quello di cui vogliamo parlarti oggi, siamo quasi sicuri che ti sembrerà strano: abbiamo pensato di condividere con te quanto sia importante conoscere come far comprare le proprie idee.

Ti starai già domandando cosa c'entra con il tuo lavoro… seguici che te lo spieghiamo.

Ci sono due concetti che vogliamo sviluppare intorno al processo di introduzione del cambiamento e possiamo riassumere in due parole: metodo e atteggiamento.

Metodo per il cambiamento

In merito al metodo riteniamo che sia importante conoscere il modello rappresentato nella ISO 56002, la linea guida per i Sistemi di Gestione dell’innovazione. 

Il modello schematizza le fasi e le relative interazioni attraverso cui si trasforma un’opportunità in una innovazione, un intento in valore

Insomma, ci aiuta a capire l’importanza ed il ruolo delle idee nel processo di innovazione.

 

 

 

 

 

 

 

Tutto nasce da un’idea: per esempio in un Sistema Qualità il processo di miglioramento può scaturire dall’analisi delle cause che hanno generato una Non Conformità.

L’opportunità di miglioramento dà vita al “concept”, ovvero per continuare l’esempio, dà vita alla proposta di Azione Correttiva

Il concept viene validato, ovvero l’Azione viene pianificata e approvata.

Si da seguito allo sviluppo della soluzione ovvero la realizzazione di quanto pianificato.

Infine si implementa la soluzione. Si attua cioè, quello che l’azione correttiva ha previsto e se ne valuta l’efficacia per verificare che l’innovazione introdotta abbia generato valore.

E’ fondamentale capire che in questo percorso l’opportunità si trasforma in innovazione solo se l’intento si è trasformato in valore, nel nostro esempio infatti l’azione correttiva è chiusa positivamente solo se possiamo verificarne l’efficacia. 

Atteggiamento per con-vincere

La seconda parola chiave che abbiamo definito è atteggiamento. 

L’atteggiamento deriva da competenze che non hanno nulla a che fare con gli aspetti tecnici bensì con competenze che vengono sviluppate nel mondo della vendita. 

E’ importante capire che tutti noi vendiamo, ogni giorno. Vendiamo: le nostre idee, la nostra professionalità, vendiamo a casa, in famiglia, con gli amici, sul lavoro.

Saper vendere è un’arte che ha un impatto fortissimo sul successo personale e sulla soddisfazione personale.

Non fraintendiamo. Per introdurre il cambiamento, così come nella vita non occorre imparare tecniche di vendita.

Quello che stiamo dicendo ha più a che fare con il concetto del far comprare, ovvero far sì che la controparte abbia interesse e voglia seguirti in un progetto di cambiamento che vede anche suo.

Il significato di quello che stiamo dicendo è molto più semplice di quanto possa sembrare: il cambiamento parte sì da te, ma per avere successo deve essere condiviso. E affinché sia condiviso occorre con-vincere, ovvero vincere insieme. 

Far comprare si traduce in un processo in cui si parte dalla fiducia, si passa dall’ascolto, dalla co-progettazione di soluzioni, il tutto attraverso un percorso che devi guidare e mantenere sempre condiviso. 

 

Non basta una buona idea per introdurre il cambiamento! 

Non bastano le competenze tecniche, occorre lavorare su nuove competenze e lasciarsi contaminare da mondi molto lontani da quelli che conosci.

Buona innovazione!

L’indicatore più importante: il DSCR

Il DSCR ovvero il Debt Service Coverage Ratio, è un indicatore fondamentale per la verifica della continuità aziendale nato dal biennio 2018 e 2019 (Early Warning).

L’obiettivo dell’Early Warning è quello di prevenire uno stato di difficoltà dell’impresa e rientra a pieno diritto nel campo di applicazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità, che hanno lo scopo di “garantire la capacità di fornire con continuità prodotti e servizi..”

I primi approcci all’Early Warning si sono avuti nel mondo bancario che, dopo aver sottovalutato le perdite su crediti nei periodi della crisi finanziaria, hanno modificato le politiche della valutazione dei crediti nei confronti dei clienti.

L’Early Warning si è sviluppato successivamente anche su una seconda direttrice, quella della crisi d’impresa, definita nel 2019 con l’introduzione del codice della “Crisi d’impresa” che entrerà in vigore nel 2021.

L’entrata in vigore di questa normativa cogente è destinata a portare a conseguenze operative:

  • una verifica costante della continuità aziendale;
  • adozione di un organo di controllo per Srl minori;
  • esistenza di nuovi poteri e nuovi obblighi per gli amministratori;
  • una ricerca di maggiore collaborazione tra banca e impresa.

Il DSCR nell’Early Warning bancario

L’Early Warning bancario ha l’obiettivo di individuare mediante un lista di “alert” un possibile stato di difficoltà dell’impresa. Il DSCR è tra i più importanti fra questi indicatori.

Il DSCR misura la capacità di generare risorse finanziarie sufficienti a ripagare gli impegni finanziari ed è calcolato rapportando il flusso di cassa operativo al debito, comprensivo di quota capitale e interessi. È un indicatore di bilancio che si calcola attraverso una serie di dati contabili e assume un valore soglia di 2.1 per l’Early Warning bancario.

Il DSCR nell’Early Warning della crisi d’impresa

Con il Decreto Legislativo 14/2019, all’art. 2, vengono introdotte per la prima volta specifiche definizioni di “crisi” ed “insolvenza”:

  • Crisi: stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza e che si manifesta nell’incapacità futura della società di far fronte ai propri impegni mediante il cash flow aziendale;
  • Insolvenza: incapacità attuale del debitore di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.

L’obiettivo, quindi, è individuare la crisi, anticipando l’insolvenza.
Il compito è assegnato dal D. Lgs. a soggetti predisposti che hanno l’obbligo di segnalare gli eventuali indizi di crisi dell’impresa.
I soggetti aventi il diritto di utilizzare gli strumenti di allerta e segnalazione sono:

  • Creditori pubblici qualificati (INPS, Agenzia delle Entrate, Equitalia) (Art. 15 Codice Crisi d’impresa);
  • Organi di controllo societari (Art. 13-14 Codice Crisi d’impresa).

Il compito più importante di segnalazione lo hanno gli Organi di controllo societari che possono essere il collegio sindacale, il sindaco e il revisore; attraverso degli indici di controllo sono tenuti a rendere nota la situazione agli amministratori.

Costituiscono indicatori di crisi gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rilevabili attraverso appositi indici che danno evidenza della sostenibilità dei debiti per un periodo minimo di 6 mesi successivi all’analisi.


Sono indici significativi quelli che misurano la sostenibilità degli oneri di indebitamento attraverso i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi.

Il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ha elaborato un sistema di indici che fanno ragionevolmente presumere l’esistenza di uno stato di crisi dell’impresa:

  • Patrimonio netto negativo;
  • DSCR minore di 1.

Quando invece il DSCR è inattendibile o indisponibile è possibile utilizzare degli indici settoriali (si tratta di 5 indici che assumono soglie allerta differenti per le categorie di attività a cui appartiene l’azienda).

La scelta dell’approccio e del metodo di calcolo è demandata agli organi di controllo interni. Esistono due metodi di calcolo del DSCR nella crisi d’impresa:

  1. Attraverso il budget di tesoreria: il DSCR deriva da un budget di tesoreria, redatto dall’impresa, che rappresenti le entrate e le uscite di disponibilità liquide attese nei 6 mesi successivi.
  2. Dal rendiconto finanziario o business plan. Nel quale il rapporto è così composto:
    • Numeratore: flussi di cassa liberi (finanziari e liquidi) a servizio del debito;
    • Denominatore: uscite finanziarie per il rimborso del debito non operativo nei 6 mesi successivi.

Un buon consiglio per il calco del DSCR può essere quello di non fossilizzarsi al valore dell’indice ma di andare a vedere come è stato calcolato.

Il DSCR è destinato ad assumere un ruolo fondamentale non solo nella vita dell’impresa, vista la sua obbligatorietà, ma anche come indice di efficienza del Sistema di Gestione per la Qualità dell’Azienda.

Verificare indici di prestazione come l’andamento del fatturato o la marginalità delle commesse, infatti, non è sufficiente per comprendere il reale stato di salute dell’Organizzazione, cosa che il DSCR è in grado di fare.

Se il DSCR può essere importante come indice di prestazione del Sistema Qualità Aziendale (visto come insieme dei singoli processi aziendali), è altrettanto vero il contrario. Il ruolo dei Sistemi di Gestione per la Qualità dovrà infatti includere la capacità di organizzare flussi d’informazione sufficienti a garantire un efficace aggiornamento e monitoraggio del DSCR.

La trasformazione digitale della PMI

In questo articolo ci facciamo accompagnare da Andrea Latino, Innovation Manager, consulente, formatore, indicato da Forbes come uno degli under 30 più promettenti in Italia, e Alex Valenti, CEO della Web Agency Leviathan Srl, esperto di Digital Marketing.

Il loro compito è quello di far capire come la trasformazione digitale può impattare e migliorare l’efficienza e la produttività delle PMI e perché la trasformazione digitale rappresenta la chiave di ripartenza post Covid-19.

Quando si parla di trasformazione digitale occorre pensare a strumenti in grado di servire le persone per migliorare le performance.

Questo obiettivo assume due differenti chiavi di lettura:

  • la digitalizzazione come elemento di riduzione dei costi, il miglioramento del lavoro personale e un maggior controllo attraverso la disponibilità di dati da poter analizzare;
  • la digitalizzazione del marketing (digital marketing) per espandere il business e la clientela.

Per quanto riguarda il primo punto, l’innovazione tecnologica ha assunto un ruolo fondamentale per il miglioramento continuo delle condizioni economiche e per il benessere di una società. Essa oggi affianca l’area che storicamente ha sempre avuto maggiore importanza all’interno delle aziende: il capitale umano.

Nessuna Azienda può permettersi di non capire che il continuo aggiornamento delle tecnologie è fondamentale per la sopravvivenza, in un mondo in cui il ciclo dei cambiamenti tecnologici si è velocizzato in modo esponenziale e i costi associati sono diminuiti in modo incredibile.

Che cos’è quindi la trasformazione digitale?

Secondo la definizione di Andrea Latino è “l’introduzione di abilitatori tecnologici all’interno di organizzazioni complesse, guidate dalle persone, che permettono di aumentare il fatturato e la crescita grazie a modelli di business innovativi e/o l’aumento dell’efficienza operativa dell’azienda”.

Per raggiungere questi obiettivi, i modelli di business, gli abilitatori tecnologici e le competenze dei lavoratori operano affiancate, in un modello circolare che vede coinvolte imprese, pubblica amministrazione e cittadini. Se vogliamo avere un modello di business vincente e innovativo dobbiamo avere degli abilitatori tecnologici che lo permettano e delle persone in grado di utilizzarli.

Come un’azienda dovrebbe procedere per adottare con successo la trasformazione digitale? Il modello D.I.V.A. (Digital Innovation Value Assessment) messo a punto da Andrea Latino fornisce una chiave operativa. Il suo modello divide i processi fra organizzativi e gestionali.

Normalmente un’azienda opera per silos, ovvero funzioni che hanno informazioni e dati non condivisi: il modello DIVA mette il Cliente al centro dell’attenzione e tutti i dati legati al cliente scorrono attraverso le diverse aree aziendali grazie ad una reale integrazione digitale fra gli strumenti utilizzati.

Nel modello D.I.V.A. Il cliente viene attratto dal marketing, acquista, e viene mantenuto attraverso i processi gestionali, mentre i processi organizzativi entrano in gioco quando si verifica un problema, attraverso la sua soluzione e il miglioramento che ne scaturisce e consolida la struttura e il know how dell’azienda.

Una chiave di lettura molto interessante che trova parecchie assonanze con la logica di riorganizzazione dei Sistemi di Gestione già affrontata in altri articoli.

Veniamo al secondo punto, lasciato in sospeso: il digital marketing.

Anche il marketing digitale, infatti, è uno degli assi su cui si muove l’innovazione: non a caso viene spesso incluso negli indirizzi strategici finanziati dai bandi di Innovazione Digitale insieme all’acquisto di tecnologie abilitanti.

Alex Valenti ci mette subito in evidenza che per strutturare l’attività di marketing digitale è importante prendere in considerazione la realizzazione della “Brand Analysis”: attraverso tool digitali specifici, è possibile infatti analizzare qual è il posizionamento dell’azienda all’interno del mercato di riferimento, per definire la strategia di comunicazione che può risultare vincente.

Successivamente attraverso la creazione di Buyer Personas si rappresenta l’utente target di riferimento sulla base:

  • della tipologia di utenti a cui l’azienda desidera rivolgersi e che ritiene potenzialmente interessati al settore di riferimento;
  • della tipologia di prodotti e messaggi che l’azienda vuole comunicare, a seguito dello studio effettuato sul brand.

È importante sviluppare le Buyer Personas perché permettono una conversione più efficace, una esplicazione migliore del posizionamento del proprio prodotto, delle esigenze e dei desideri dei propri clienti.

A questo punto è il momento di individuare la domanda online intercettabile. essa può essere:

  • una domanda consapevole, ovvero l’insieme dei potenziali clienti che hanno la consapevolezza di avere un problema, un bisogno o un desiderio,
  • una domanda latente, ovvero l’insieme delle persone che hanno tutti i requisiti per essere potenziali clienti ma che ancora non conoscono il prodotto o servizio dell’azienda.

Per analizzare la domanda consapevole si possono usare dei tool di analisi dei motori di ricerca come Google Ads e in particolare la sezione di Google Keywords Planner, mentre per analizzare la domanda latente si utilizzano dei tool di Business Manager dedicati come possono essere quelli di Facebook e Linkedin.

Una volta che si ha un pubblico ed una domanda inizia la Customer Journey che è il percorso ideale, online e offline, che mette in contatto l’utente con il brand, il prodotto o il servizio.

La Customer Journey si sviluppa in 5 fasi:

  1. Awareness & Engagement: è la fase in cui il potenziale cliente ha un problema o un bisogno e l’azienda deve accompagnarlo nel percorso verso la soluzione;
  2. Consideration: in questa fase il cliente conosce il prodotto e l’azienda deve aiutarlo a sviluppare una preferenza;
  3. Acquisition: il cliente ha scelto l’azienda, d’ora in avanti è necessario sostenerlo;
  4. Experience: il cliente è a suo agio con il prodotto e si rivolge all’azienda solo quando ha delle problematiche da risolvere;
  5. Loyalty: è l’ultima fase e una delle più importanti in cui si deve fidelizzare il cliente trasformando il rapporto azienda-cliente in un rapporto profondo ed emozionale.

In questo breve viaggio nella trasformazione digitale abbiamo visto come la gestione dell’innovazione passa attraverso:

  • Persone
  • Tecnologie
  • Organizzazione
  • Marketing


Solo la giusta combinazione di questi fattori può contribuire al successo della tua Azienda.

Quality Manager: il motore del cambiamento

C’è una famosa citazione di Albert Einstein che più o meno recita così:

 

Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi” 

 

Bisogna cambiare!

Continua a leggere per scoprire qual è la formula del cambiamento! 

 

I problemi dei Quality Manager e non solo

Molti Quality Manager trovano difficoltà nel proprio lavoro a causa dei problemi più disparati.

Al primo posto ci mettiamo la direzione, che non crede nell’importanza del Sistema Qualità (è un bel problema… ma se è anche il tuo sei in buona compagnia)

Poi inseriamo i colleghi, che sono bravissimi esecutori. Bravissimi nel “fare”, ma che non hanno idea di cosa significhi “pianificare”, che controvoglia “controllano” e con cui non è possibile neanche parlare di “riesaminare”...

In 30 anni di lavoro nel mondo dei Sistemi di Gestione in tantissime PMI pensiamo di averne viste veramente di tutti i colori. Abbiamo conosciuto e supportato decine e decine di Quality Manager che si sentivano soli nel governare la nave in balia delle onde.

Chi si occupa di Sistemi di Gestione probabilmente dovrebbe farsi un piccolo esame di coscienza: quante volte pretendiamo che gli altri facciano, che gli altri capiscano, che gli altri cambino?

Tendiamo a partire dal presupposto che NOI sappiamo dove occorre andare e gli altri ci debbano seguire.

Non ce l’abbiamo con te, ma anche se siamo sicuri che stai facendo un ottimo lavoro, vale la pena che ci fermiamo un attimo a riflettere sul tema di questo articolo.

 

Quality Manager come motore del cambiamento in azienda

Per ragionare insieme su questo tema dobbiamo prima capire una cosa importante, che non ci stanchiamo di ripetere.

Sistema Qualità significa cambiamento!

Il miglioramento continuo è una metodologia per introdurre innovazione incrementale.

Se segui il nostro canale Youtube, avrai sicuramente già sentito il nostro punto di vista su questo argomento: con gli anni il ruolo di Responsabile Qualità si è evoluto moltissimo, al punto che riteniamo sia diventato qualcosa di diverso, che noi identifichiamo nell’Innovation Manager. 

Qualità per innovare: il sistema qualità come motore del cambiamento!

Quello che vogliamo condividere con te, è che qualsiasi strumento digitale, per quanto ben fatto, non può risolvere i problemi di un’azienda. 

Qualsiasi metodologia, per quanto testata come efficace, non può cambiare le sorti di un processo.

Sono chiaramente fondamentali, ma affinché le cose funzionino, serve anche che le persone le facciano funzionare.

Di fronte ai limiti dovuti alla carenza di cultura organizzativa e alla resistenza al cambiamento delle persone, per far sì che un’idea diventi un progetto e un progetto riesca a introdurre un reale cambiamento è fondamentale che il Quality Manager disponga di autorevolezza e sviluppi nuove competenze. 

Per cambiare le cose bisogna cambiare… e porsi la fatidica domanda: “cosa posso fare io?”

 

La formula del cambiamento

Ecco quindi la formula del cambiamento

 

C = m*(a+c)*A

 

Il Cambiamento (C) è uguale a metodo (m) moltiplicato per le abilità (a) più le competenze (c), moltiplicate per l’Attitudine (A)

Il significato di questa Formula è che puoi avere tutte le abilità e le competenze che ti servono, ma senza un metodo e senza l'impegno necessario per fare quello che serve, il risultato del cambiamento sarà nullo:

  • Se non hai metodo, non otterrai cambiamento

  • Se non hai attitudine, non otterrai cambiamento

La domanda che devi porti è: sto mettendo in campo l’attitudine che serve?

L’attitudine è la capacità di mettere in campo le competenze per far valere il tuo ruolo ed ottenere l’autorevolezza che devi avere.

 

Il cambiamento parte da te!

Vuoi scoprire quali competenze devi sviluppare per rendere il tuo lavoro più efficace nel coinvolgere i colleghi?

Segui il nostro canale Youtube e se vuoi iniziare ad approfondire subito, corri a vedere la playlist sul Change Management nei Sistemi Qualità.

Buona innovazione!

Sistemi di Gestione a norme ISO: problemi e soluzioni

In chiusura di quest’anno, vogliamo condividere alcune riflessioni sulla base della nostra esperienza e delle centinaia di interviste che abbiamo realizzato a Responsabili di Sistemi di Gestione.

Quali sono i più grandi mal di pancia, i problemi ricorrenti, le sfide che ricorrono più frequentemente nei sistemi di gestione? Come affrontarle?

Sappiamo benissimo che ogni azienda ha le proprie caratteristiche: dimensioni, settore, mercati, area geografica, stile imprenditoriale, le variabili sono tantissime e tutte concorrono a rendere ogni Azienda profondamente differente dall’altra.

In questo, il gruppo di lavoro che ha scritto le ISO, a partire dalla più famosa ISO 9001, è stato bravissimo nel definire requisiti che possono essere applicati in aziende con caratteristiche così diverse.

Eppure, nonostante tutte queste diversità, ci sono alcuni di questi requisiti che pongono le aziende davanti a sfide spesso molto simili fra loro.

Si tratta quasi sempre di sfide associate a requisiti inerenti gli aspetti organizzativi del sistema, che nascono da un approccio metodologico tradizionale.

Quando diciamo approccio metodologico tradizionale ci riferiamo a quelle tecniche nate negli anni ‘90, basate su file word, excel, cartelle condivise, email, che a distanza di trent’anni ancora pervadono il modo di operare, nonostante tutti i cambiamenti intercorsi, sia a livello normativo che di strumenti, metodologie e tecnologie oggi disponibili.

Ecco quindi le 4 sfide maggiormente ricorrenti nell’applicazione dei requisiti dei Sistemi di Gestione delle Piccole e Medie Imprese.

Gestione documentale

Sembra incredibile a dirsi, ma ancora tantissime aziende gestiscono i documenti in modo manuale. Non ci riferiamo a Piccole Imprese, dove l’assetto documentale è relativamente contenuto… e scarsamente manutenuto… 

E’ preoccupante la situazione di Medie Aziende, spesso “pluricertificate” che muovono diverse centinaia di documenti senza nessun tipo di automatismo.

Difficoltà nell’aggiornare la documentazione aziendale, nella distribuzione controllata, nel trovare i documenti.

Trasformano l’utilità di un sistema documentato in un incubo senza fine! Non c’è nulla di peggio di dover perdere tempo nel gestire la forma anziché concentrarsi sulla sostanza! 

Le “migliori pratiche” oggi prevedono l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per diffondere la conoscenza organizzativa, altro che cartelle condivise sul disco di rete! 

Gestione delle attività di formazione e addestramento

Una delle sfide più comuni che riscontriamo nelle aziende.

La situazione più tipica è un file per la gestione dei corsi da cui occorre gestire a mano l’aggiornamento delle schede personale, una per ogni persona in azienda.

Un lavoro biblico che non lascia tempo per realizzare la mappatura e la valutazione delle competenze presenti in azienda.

Accanto a blasonate soluzioni dedicate al mondo HR esistono soluzioni in grado di supportare la gestione di mansionari, competenze, schede personale, piani di formazione con un grado di automatismo che include notifiche, promemoria e reporting. 

Gestione delle scadenze

Un’altra sfida comune a molte aziende è la gestione delle scadenze: manutenzioni, tarature, formazione, qualifica dei fornitori, Azioni Correttive e Preventive, Audit…

Avere tutto sotto controllo in modo univoco e organizzato è una sfida epica spesso affrontata con i limiti degli strumenti office e google, come calendar o task che offrono il solo vantaggio di un promemoria. (Molto spesso in realtà non si va oltre una tabella xls senza alcun tipo di notifica!).

La vera soluzione alla gestione delle scadenze consiste nell’automatizzarle, facendo sì che si aggiornino attraverso il processo stesso che le governa. Solo in questo modo si evita di doverne gestire l’aggiornamento manuale! Avere un calendario che ti manda un promemoria per la scadenza di una taratura è comodo (e già meglio di un mero elenco XLS), ma ancora meglio è avere una soluzione che gestisce la registrazione della taratura eseguita e ti aggiorna la scadenza in automatico senza dover fare nulla di più. 

Gestione di Non Conformità, Reclami e Azioni Correttive

Quest’ultima sfida è comune alla stragrande maggioranza delle aziende.

Anche in questo caso la soluzione più comune che viene utilizzata è un foglio excel e quando si è un po’ più bravini un 8D report per ogni evento.

Notifiche, avanzamenti, promemoria, allegati sono tutti gestiti in modo manuale, per non parlare dell’analisi dei dati che, quando si riesce a fare, richiede nottate di lavoro per riorganizzare i dati e tirarne fuori qualche informazione.

Una gestione accurata di Non Conformità e Reclami è fondamentale per garantire il miglioramento dei processi, dei prodotti e dei servizi. Un altro caso in cui l’intelligenza artificiale può essere un aiuto molto importante per risalire all’analisi delle cause.

 

Se ti ritrovi in queste situazioni sappi che sei in buonissima compagnia!

Ma devi anche sapere che le soluzioni ci sono e sono alla tua portata.

Sei pronto per trasformare ogni sfida in una nuova opportunità?